Chi, dove, come - lo psicologo dello Sport

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Andiamo a capire quale debba essere la formazione dello psicologo e quali competenze specifiche debba avere il professionista in questione.

Chi è lo Psicologo dello sport?

 Lo psicologo dello sport è un professionista che lavora nel settore sportivo in èquipe e, pertanto, deve possedere competenze interdisciplinari al fine di poter svolgere il suo incarico in maniera completa e nel modo più professionale possibile. Spesso si trova ad affiancare altri professionisti che seguono l’atleta/gli atleti o le società sportive, con cui occorre che sia in costante aggiornamento e relazione.

Di cosa si occupa sul campo?

Lo psicologo dello sport si trova a gestire e lavorare con le componenti cognitive fondamentali quali: percezione, memoria, schemi cognitivi e dinamiche neuro-motorie. Segue gli atleti aiutandoli a gestire e comprendere la loro ansia da prestazione; si occupa di lavorare in ambito traumatologico affiancando il lavoro di riabilitazione; grazie alle sue competenze in psicologia dello sviluppo, accompagna le fasi evolutive dei settori giovanili; media tra le figure che entrano in gioco come i rapporti con i genitori ed il contesto scolastico e non solo, supporta le relazioni interpersonali tra atleta-allenatore, atleta-squadra ed allenatore-squadra


Quali competenze specifiche deve avere?

Possiamo immaginare di sostituire la professione in questione con una ricetta per cui occorrano fondamentalmente otto ingredienti per la preparazione.

Il primo ingrediente riguarda la psicologia cognitiva, in quanto si trova a gestire e lavorare con le componenti cognitive fondamentali quali: percezione, memoria, schemi cognitivi e dinamiche neuro-motorie.

Il secondo ingrediente è rappresentato dalla psicologia clinica, utile per lavorare sull’ansia da prestazione e avere la lente di ingrandimento che consente di accorgersi e riconoscere possibili segnali di disturbi. È importante sottolineare che nel caso in cui emergessero tali segnali, lo psicologo sia responsabile e valuti se sia necessario delegare la gestione clinica ad un collega in modo da distinguere e mirare gli interventi in maniera funzionale.

Il terzo ingrediente è la psicologia dell’infortunio: in questo caso si tratta di competenze specifiche in ambito traumatologico, esiste in filone della psicologia che si occupa proprio di andare ad evidenziare le componenti bio-psico-sociali che si incontrano in questo ambito. L’infortunio non è solo un evento fisico, ma coinvolge il senso di identità atletica della persona, la sua auto-efficacia, la sua autostima, mescolando quindi le funzioni fisiche, con i fattori emotivi e quelli cognitivi (Mitchell et al., 2005). Tutti questi elementi costituiscono i pezzi di un puzzle che andranno riorganizzati e recuperati nell’intervento post-infortunio, per ricostruire l’immagine originaria.

Il quarto ingrediente è costituito dalla psicologia della personalità: ci si riferisce a quelle competenze utili al riconoscimento delle personalità caratteriali degli atleti che aiutano a comprenderne il “modus operandi” per poter orientare l’intervento.

Il quinto ingrediente è rappresentato dalla psicologia fisiologicaper quanto riguarda l’attivazione neuro-motoria.

Il sesto ingrediente è la psicologia dello sviluppo, ingrediente fondamentale in quanto si attraversa lo sviluppo della persona nelle sue fasi evolutive, quando ci si occupa dei settori giovanili.

Penultimo ingrediente è quello della psicologia sociale: utile a comprendere le dinamiche di gruppo occupandosi, anche per quanto riguarda gli sport individuali, di team e di relazioni interpersonali tra atleta-allenatore, atleta-squadra ed allenatore-squadra.

Infine l’ultimo ingrediente è la psicologia dell’educazione: risulta fondamentale per la gestione dei rapporti con i genitori dei ragazzi e con il contesto scolastico, due componenti che molto spesso rappresentano proprio la genesi della domanda o addirittura sono i committenti stessi.

Tutti possono essere Psicologi dello Sport?

Purtroppo si tratta di un ambito non ancora tutelato a livello normativo, sarebbe auspicabile che le figure professionali che operano nel settore, venissero differenziate legislativamente per formazione disciplino-specifica. Per essere uno psicologo dello sport o mental trainer, occorrerebbe essere laureati magistrali (5 anni o 3 + 2) in Psicologia, aver effettuato un anno di tirocinio gratuito, aver sostenuto e superato l’Esame di Stato con successiva iscrizione all’Albo degli psicologi. Ciò che dovrebbe differenziare le figure esperte in materia, è l’aver sostenuto Master e corsi di specializzazione certificati in psicologia applicata allo sport. Questo per differenziare le figure professionali nel campo psicologico accreditandone tale preparazione disciplino-specifica. 

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